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L'industria della carta e della trasformazione produce imballaggi per alimenti e medicinali, carte igienico sanitarie mai come in questo momento indispensabili, carte per usi speciali e medicali, oltre che per la cultura e l'informazione.

A ciò si aggiunga il ruolo di ‘riciclatore’ che l’industria della carta svolge. In questi giorni leggiamo articoli sulle raccolte differenziate che alimentano stoccaggi ormai strapieni, con mercati delle materie prime secondarie ormai bloccati.

Le foto sono di stoccaggi di carta da riciclare, ma i problemi più importanti, e non da oggi, riguardano altri. Una situazione che è conseguenza anche della pandemia, ma che è influenzata in misura maggiore da carenze infrastrutturali storiche, che riguardano, prima di tutto, gli impianti di gestione dei rifiuti.E come settore cartario conosciamo bene le carenze che riguardano gli scarti del riciclo.

Certo non si può utilizzare l’emergenza per affrontare problemi, come scrive qualche autorevole commentatore, ma non si può neanche ignorare che l’emergenza aggrava i problemi che già ci sono. E non basta rincorrere le colpe passate.

Bisogna affrontare la questione gestione dei rifiuti e riciclo delle materie prime secondarie in maniera strutturale ...

 

guardando allo scenario, sapendo che oggi la situazione muta molto più rapidamente.Ad esempio, per la prima volta nella storia repubblicana, è stato pubblicato un decreto che elenca le attività essenziali per il Paese, tra cui c'è anche l'industria della carta (DPCM 22 marzo 2020, come modificato dal DM 25 marzo 2020, allegato 1, Ateco 17).

 Ci troviamo, quindi, nella situazione in cui l’industria cartaria è dichiarata essenziale e lo sono anche le attività di raccolta e trasporto dei rifiuti (ma non il commercio dei rifiuti).Ma le raccolte delle carte da riciclare sono essenziali almeno quanto le attività “ammesse” dal DPCM 22 marzo. Non lo sono per decreto, ma logicamente e conseguentemente.

D’altro canto, già nella normativa vigente viene fatto espresso riferimento al principio di prossimità (art. 181, comma 5, Dlgs n. 152/2006) come criterio per ridurre i movimenti di rifiuti, ma anche per favorire le condizioni per una Economia Circolare nel Paese.Fornire beni e servizi in un momento difficile, significa poter contare su aziende esistenti, in salute e competitive. Esse devono continuare ad approvvigionarsi di materie prime secondarie senza soluzioni di continuità, fornendo ciò che occorre al Paese. Per fare ciò vanno utilizzate, innanzi tutto, le raccolte fatte e selezionate a livello nazionale, evitando porte girevoli che indeboliscono proprio l’Economia Circolare della carta.

Massimo Medugno, DG Assocarta

 

 

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