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Milano, 28 ottobre 2010 - Qualche cosa di più di un’intima certezza, ci aveva sempre consapevolmente accompagnati di fronte alle campagne che promuovevano il web, ambientalmente compatibile per definizione. La realtà è che ogni modalità di comunicazione, ogni media ha un suo impatto e ci deve sempre guidare il generale principio di usare bene le risorse.

Due notizie ci confermano ciò. La prima lo conferma direttamente ed é quella che si riferisce ad un recente (ed ulteriore) studio sugli eco-impatti dei siti web del Centre for sustainable communications di Stoccolma. Esso è riuscito a calcolare l'impronta carbonica di ogni specifico sito. Sembrerebbe che ogni anno circa 630 milioni di tonnellate di Co2 vengono riversate nell'atmosfera dal settore chiamato "IT" (Information Technology) nel quale le componenti principali risultano essere gli utenti di internet, con i propri computer e schermi, ed i server.

La seconda lo conferma indirettamente. La Cina ha tagliato l'esportazione di “terre rare” (“rare earths”) contenenti preziosi elementi per la produzione delle migliori tecnologie informatiche e per le energie rinnovabili. La Cina ha motivato la riduzione di questo export con l'obiettivo di ridurre l'inquinamento causato dalla “produzione” di queste terre, mentre i Paesi importatori sospettano che dietro ci sia l'obiettivo di credare i presupposti di un predominio nelle tecnologie informatiche e in quelle delle rinnovabili.

La notizia è stata riportata e commentata da Il Sole 24 Ore, ma prima ancora dalla stampa anglosassone. Uno degli aspetti che emerge anche da questa vicenda è che l'economia (e quindi anche la green economy) sarà condizionata dall'(in)disponibilità di queste terre e che anche la c.d. “dematerializzazione” é un mito abbastanza facile e che le materie prime rimarranno fondamentali e sarà irrinunciabile gestire sempre meglio le risorse.

Val la pena aggiungere soltanto che i giapponesi si stanno organizzando puntando sul riciclaggio di rifiuti elettrici ed elettronici per recuperare i preziosi elementi contenuti nelle terre e far fronte alla diminuzione dell'export cinese.

Già il riciclaggio. Una ricetta ben conosciuta e praticata dall’industria cartaria.

A cura del DG Assocarta Massimo Medugno

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