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L’industria cartaria italiana ha investito sulla ri-conversione di impianti produttivi che produrranno, a partire dal 2018, non più carte per uso grafico ma carte per imballaggio (cartone ondulato) con un incremento di circa 900.000 tonnellate portando la produzione a oltre 3 milioni l’anno, soddisfacendo così la richiesta domestica. In questo modo si ridurrà l’import di bobine di carta e si ridurrà l’export di carta da riciclare, con benefici per l’economia italiana.

Ciò significherà portare l’utilizzo delle carta da riciclare dalle attuali 4,9 milioni di tonnellate complessive annue alla soglia dei 6 milioni di tonnellate, riducendo drasticamente l’export di carta da riciclare verso i Paesi asiatici.

Ogni anno, a fronte di 4,9 milioni di tonnellate di carte riciclate, l’industria cartaria produce scarti dal processo di riciclo pari a circa 300 mila tonnellate (rapporto 1:18) che derivano primariamente dalla componente urbana della raccolta (3 milioni di tonnellate/6,3 milioni di tonnellate di raccolta nel 2016) con più impurità rispetto alla raccolta da pre e post consumer.

Intanto le capacità di recupero energetico esistenti sono utilizzate per i rifiuti urbani provenienti da Regioni che non hanno saputo dotarsi di un'impiantistica adeguata. Lo possono fare a "caro prezzo", per effetto di politiche emergenziali. Una situazione semplicemente inadeguata.

I nostri concorrenti europei hanno invece impianti a piè di fabbrica, oppure vanno in impianti di termovalorizzazione o in altri impianti industriali (cementifici).È necessario che l’Italia attui le norme che consentono di recuperare energia dagli scarti del riciclo, nella consapevolezza che questa è una delle condizioni indispensabili per:

- contribuire alla de carbonizzazione;

- ridurre lo svantaggio competitivo oggi esistente tra l’industria nazionale e i suoi competitori nella UE.

- infine, ma non meno importante, dare piena attuazione ai principi dell'Economia Circolare .

La legislazione nazionale già prevede che gli scarti del riciclo del riciclo vengano considerati dalla pianificazione regionale, ma essa deve essere attuata a livello regionale.

In assenza di qualsiasi azione, il rischio, sempre più vicino è che si blocchi la produzione, quindi il riciclo della carta e conseguentemente la raccolta differenziata della carta su suolo pubblico (e su quello privato) in Italia.

Né il Paese né l'industria della carta vogliono questo, ma l'inerzia può andare oltre le peggiori aspettative.

 

 

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