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“L’Italia – ha esposto ancora Poli – è inoltre 1° produttore europeo nel settore igienico-sanitario e 3° produttore di carta e cartone da imballaggio con 20,4% e il 10% dei volumi europei. Eccellenze della manifattura italiana che devono fare i conti con un costo di produzione che per oltre il 60% è costituito da costi delle materie prime fibrose (40%) e dai costi del gas e di compensazione CO2 (20%)”, ha proseguito il Presidente.
“Per una industria manifatturiera ed energy-intensive come quella cartaria che ha investito in efficienza energetica mediante cogenerazione (CHP) – ha rilevato ancora l’esponente di Assocarta -, il gas costituisce una vera e propria BAT, Migliore Tecnica Disponibile, che rimane il miglior vettore energetico, nella fase di transizione green, alimentando il 90% delle capacità di riciclo in Italia e in Europa”.

Poli ha infine terminato il suo intervento, dichiarando: “La sfida della decarbonizzazione per il settore è strettamente legata ai costi ETS, in aumento a seguito della speculazione finanziaria, e alla possibilità di termovalorizzare i residui della produzione come già accade negli altri stati europei dove le nostre cartiere italiane sono spesso obbligate a trasportare i propri residui pagando per lo smaltimento impianti di proprietà di cartiere nostre competitor”.
Il Presidente CEPI Ignazio Capuano ha invece argomentato che “l’industria cartaria europea svolge un ruolo fondamentale nella più ampia FBI, Forest Based Industry, contribuendo allo sviluppo e al mantenimento in salute delle foreste in Europa che crescono, ogni anno, di un’area pari a 1,5 milioni di campi da calcio, equivalenti a 850.000 ha”.
“La FBI conta in Europa più di 420 mila imprese (il 20% del settore manifatturiero, 1 impresa su 5) che danno lavoro a 3,5 milioni di addetti diretti, il 10% dell’occupazione nel settore manifatturiero”, ha asserito Capuano.
Maria Cristina Piovesana ha infine sottolineato che “è fondamentale abbattere le barriere non tecnologiche, per favorire gli investimenti, non solo sfruttando le risorse Ue ma anche quelle che possono utilizzare le imprese con la finanza di progetto”.
“Poi, c’è l’interpello ambientale e, infine, l’innalzamento dell’impiantistica, consapevoli che i nuovi impianti non rovinano l’ambiente”, ha concluso la Vice Presidente di Confindustria.

 

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