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Ma dopo i sensibili deterioramenti evidenziati con riferimento al terzo e quarto trimestre 2023, l’indagine di fine dicembre sulle attese per il 1° trimestre 2024 evidenzia un quadro dove, le quote degli ottimisti tornano quasi ovunque, ad eccezione della domanda estera, a superare quelle dei pessimisti. Dal lato della domanda e degli ordini interni, dove i pessimisti costituiscono il 19,4% del campione (30,6% e 22,6% a fine settembre e fine giugno) a fronte del 16,7% degli ottimisti. Più netto il quadro descritto per la produzione, attesa in aumento dal 27,8% degli interpellati (dal 5,6 e 3,2% delle due indagini precedenti), in riduzione da un più limitato 8,3% (25% e 19,4% nelle indagini di fine settembre e fine giugno).

Bilancio moderatamente positivo anche per il fatturato dove le attese di miglioramento sono condivise dal 22,2% del campione (5,6% nell’indagine di fine settembre e 3,2% in quella di fine giugno) a fronte del 19,4% di coloro che si attendono peggioramenti (35,5% e 41,7% nelle indagini precedenti). Nonostante i FORTI rincari delle materie prime sia vergini che riciclate. In particolare per la fibra corta a gennaio 2024 le quotazioni in dollari sono aumentate del 68% e le fibre lunghe del 61% rispetto ai livelli pre-rincari.

E mentre il costo del gas rimane stabile, ma sempre più alto rispetto ai concorrenti in  particolare extra UE, le quotazioni di CO2, sempre più soggette a speculazione finanziaria, si attestano a febbraio 2024 a 61€ / tonnellata (54€ nel 2021, 25€ nel biennio 2019-2020). 

Resta ancora critico il quadro relativo per la domanda estera. Le preoccupazioni delle cartiere si concentrano sul complesso quadro macroeconomico nazionale ed europeo e sui livelli di inflazione che, pur in rallentamento, continua a deprimere il potere d’acquisto dei clienti delle cartiere, la cui liquidità è condizionata dall’onerosità del credito alle imprese.

I rischi legati alle tensioni geopolitiche, in particolare alla più recente crisi del Mar Rosso che sta incidendo su costi e tempi di trasporto, potrebbero indurre risalite dei prezzi delle materie prime energetiche, al momento in riduzione, con pesanti conseguenze sull’attività di un settore energy intensive come il cartario e sulla già compromessa competitività dei suoi prodotti.

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