L’Italia è infatti un Paese a scarsa vocazione di produzione di energia rinnovabile, per cause naturali, sociali e politiche che difficilmente potranno essere risolte in tempo utile ad evitare che l’obbligato percorso di decarbonizzazione impostato a Bruxelles diventi insopportabile per le imprese italiane.
Intanto la produzione industriale italiana nel 2023 e nel 2024 arretra e segna il passo, continuando a pagare l’elettricità, anche quella rinnovabile, e il gas, più dei concorrenti europei. Un gap competitivo, che – ieri come oggi – contrasta in maniera evidente con i risultati dei grandi produttori di energia italiani! E costituisce una sorta di “tassa sulla competitività” sulle categorie manifatturiere energivore del Paese.
Non è un caso che l’altro grande Paese europeo basato su un’economia manifatturiera, la Germania, abbia approvato la rivoluzione del proprio modello di mercato energetico dirottando attenzione e risorse verso lo sviluppo di accordi internazionali per l’accesso ad energia rinnovabile e idrogeno verde. Il tutto nella piena garanzia che le imprese della manifattura saranno protette dai costi che ne deriveranno.
Curioso, tra l’altro, che i contratti di approvvigionamento dell’idrogeno verde riguardino i paesi del Nord Africa, l’ultimo è l’Egitto, i cui transiti avverranno proprio attraverso le pipeline italiane che sono state, e sono tuttora, pagate dagli industriali gasivori italiani.
Il Tavolo della Domanda chiede al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di convocare un incontro con i Rappresentanti delle categorie manifatturiere energivore, con l’obiettivo di attivare un percorso di confronto per la definizione di strumenti applicativi del Piano Mattei che comprendano accordi di cooperazione con operatori di altri Paesi.