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Venerdì 15 maggio ci ha lasciato il Presidente Onorario di Assocarta Cav. Aldo Marchi e con lui un pezzo di storia dell'imprenditoria italiana, non solo cartaria.

Un secolo di vita passato in compagnia della carta che fu il suo stesso nutrimento, oltre che "soggetto" della sua grande carica imprenditoriale.

Nell'articolo "Addio ad Aldo Marchi il signore della carta"pubblicato ieri da Il Giornale di Vicenza, Chiara Roverotto tratteggia le coordinate umane e imprenditoriali di un uomo mosso dall'essenzialità della vita, dall'eleganza del pensiero (e non solo), dalla bellezza dell'arte, dal forte legame affettivo con la famiglia, e la sua terra natale. "L’etica rappresentava il primo dei suoi valori ... uomo di spirito, esperto di arte ha sempre creduto nella carta". La sua storia iniziò con i fili di seta, e poi la carta della quale raccontava l'essenzialità. «Perché la carta è come il pane. Come possiamo farne senza? Si può parlare di progresso, tecnologia, ma se pensiamo a quante volte al giorno usiamo un foglio per scrivere, per incartare un oggetto, un regalo, ci rendiamo conto che rappresenta un bene insostituibile. Come la pagnotta».

 

 

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