Leggendo le ultime in materia di Google/YouTube mi tornano in mente le parole del mio professore di diritto romano che affermava che il diritto in genere soffre di una “dilocazione storica” di cinquantanni. L'occasione mi è offerta dall'articolo “Judge tosses out copyright suit against You Tube” (“International Herald Tribune” del 25 giugno u.s. pag. 23) che dà notizia di una decisione di un giudice del Distetto di New York. Secondo questo giudice non vi sarebbe alcuna lesione al “copyright” nell'inserimento di video della Viacom in You Tube e, quindi, nessuna responsabilità per Google. Ovviamente Google ha accolto il verdetto come una vittoria per Internet e per il “popolo” che lo usa, mentre Viacom (che considera la decisione contraria all'industria creativa) ha già annunciato ricorso.
Stessa riflessione, quando ho letto, qualche tempo fa, che un altro giudice di un altro continente (il Tribunale di Milano, 12 aprile 2010) aveva condannato Google per non aver controllato i video contenenti dati sensibili e procacciandosi in questo modo utenti e contratti (“Google, privacy violata per lucro”, Il Sole 24 Ore del 13 apriile 2010). Anche qui siamo ben lontani dall'aver posto la parola fine: i prossimi gradi di giudizio daranno l'occasione di discutere ancora della questione.
Si tratta ovviamente di due sentenze non sovrapponibili, rese in due continenti diversi con propri ordinamenti giudici (una sorta di “contrappasso dantesco” per la Rete che è invece un formidabile strumento di comunicazione globale), basate su leggi diverse (rispettivamente Digital Millenium Copyright Act e Codice Privacy) ma entrambi evidenziano il problema di trovare un equo contemperamento tra libertà di impresa, garanzie da parte dell'ordinamento ...E quella che si potrebbe definire, ormai, la “libertà di Internet”.
Questioni già affrontate dagli altri media e alle quali, evidentemente, non ci si può sottrarre. Proprio per meglio definire l'”ubi consistam” della “libertà di Internet”.
A cura di Massimo Medugno, DG Assocarta
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