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25 settembre 2012 - Fa riflettere l’articolo a cura di Cristina Taglietti “Spegnete sms e tablet i ragazzi non sanno leggere” apparso la scorsa domenica su Il Corriere. Il rientro a scuola oltre che dalla rivoluzione digitale annunciata dal Ministro Profumo è segnato dalla forte preoccupazione degli insegnanti circa la capacità di lettura ( e di scrittura) degli studenti compromessa da un’abitudine alla comunicazione veloce, per immagini.

 

Un problema che il linguista Raffaele Simone inserisce all’interno di quel «cambiamento ecologico portato dalla mediasfera » di cui parla nel suo saggio Presi nella rete (Cortina). «Le metamorfosi del leggere sono una parte della generale metamorfosi dell’imparare. I nuovi media — dice — sono un oggetto di attrazione a cui non si può resistere e un elemento di interruzione permanente. Intendiamoci, non è solo un problema italiano. Se si va alla Bibliothèque Nationale de France a Parigi ci si accorge che quasi tutti saltano continuamente dalla lettura ad altre attività: email, video, Internet. Si è passati da una concezione classica della lettura come la definisce Georges Steiner in cui è necessario silenzio, solitudine, continuità a quella attuale che si basa sull’interruzione e sull’impazienza. La lettura è diventata un’attività frammentaria, come la scrittura. I giovani fanno le loro ricerche in Internet: prevalgono il copia-incolla e il leggi e salta».

E così i ragazzi che non sanno più ascoltare, leggere, scrivere ma anche parlare in modo corretto, dotati di un vocabolario ridotto e strutture sintattiche elementari.

Il fatto è che email, forum, sms, Facebook, Twitter contengono un’abbondanza di testi non argomentativi, sconnessi gli uni dagli altri per cui, dice Simone, «la scrittura diventa l’espressione di un pensiero simultaneo, non una pratica controllata».

E per Duccio Demetrio, fondatore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari e autore del saggio Perché amiamo scrivere (Cortina) dovremmo interrogarci su che cosa viene proposto a scuola per creare un’abitudine alla lettura.

Per esempio è pochissimo praticata la lettura ad alta voce e ancora meno le forme di drammatizzazione, di messa in scena dei testi. Secondo Demetrio, «Il testo complesso viene rifiutato perché si legge in modo soltanto funzionale, per dare una risposta rapida. La lettura richiede solitudine, silenzio, ritorno alla propria intimità mentre la caratteristica delle nuove generazioni sembra invece il bisogno di relazionalità, di confronto pubblico».

http://lettura.corriere.it/spegnete-sms-e-tablet-i-ragazzi-non-sanno-leggere/

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