Forse è tempo di mettersi a dieta e di ricominciare a camminare a piedi. Anche in termini mediatici.
Eh sì, perché gli ultimi dati (mi riferisco a quelli del Censis presentati venerdì 11 ottobre http://www.censis.it/5?shadow_evento=120989) mostrano una società, soprattutto la parte più giovane, che si “avvita” sul digitale.
I fatti dimostrano cioè che il problema non è il “digital divide”, ma il “press divide”. Con tutto quello che ne consegue. Una scarsa capacità di concentrazione, poco approfondimento, il “multitasking” non per necessità, ma come stato permanente.
Insomma, soprattutto fra i giovani, il digitale è prevalente, quindi tante stimolazioni (sali minerali) che cadono su un quadro generale sempre meno consolidato. Leggere in maniera profonda e concentrata (proteine, grassi e zuccheri) è poco congeniale al mondo digitale, mentre resta un “atout” fondamentale della lettura su carta. E intanto sparisce anche la scrittura autografa. In molti parti degli USA non è più materia di insegnamento (perché non è più utile…).
Non la pensano così molti esperti che dietro lo slogan “penso dunque scrivo”, ricordano che la scrittura a mano è indispensabile poiché il nostro modo di scrivere ha un’incidenza su quello che scriviamo…e su quello che noi pensiamo (su questo il magistrale numero di settembre de “Il courier international”, la cui lettura è senz’altro raccomandabile).
Così in India nascono scuole per ricominciare a scrivere a mano. In questo modo promuovono la proprio cultura e la diversità che sono la ricchezza del mondo e alla base della creatività e dell’innovazione. A volte quante idee in una banale scarabocchio (…o dopo uno scarabocchio).
E allora tutti a dieta. Ai sali minerali aggiungiamo una dieta ragionata di proteine, grassi e zuccheri. Non ne possiamo fare a meno.
Anche il Governo che tanto parla di rilancio della cultura e della formazione. Sperando che non vada a toccare l’IVA ed incentivi così il “press divide”.