29 luglio 2024 - Il Piano Mattei sia l’occasione per impostare un nuovo modello di partenariato pubblico privato che permetta alle imprese della manifattura italiana di partecipare alla costruzione di un nuovo mercato energetico, basato sulla cooperazione con il Nord Africa, almeno nello stesso modo in cui la Germania sta, con chirurgica concretezza, stipulando contratti di accesso alle rinnovabili e idrogeno verde con un’ampia molteplicità di interlocutori.
Il Tavolo della Domanda dei consumatori di Confindustria invita il Governo ad attuare il PNIEC come un percorso concreto di avvicinamento agli obiettivi di decarbonizzazione per tutto il Paese, ed evitare che esso confermi la definizione di un modello di mercato delle rinnovabili basato sullo sviluppo interno degli impianti, destinato, come dimostrano i fatti, a restare un obiettivo irrealizzabile.
Basta infatti confrontare l’obiettivo di realizzare oltre 70 GW di nuove FER al 2023 con il trend degli ultimi anni per rendersi conto che l’unico obiettivo effettivamente raggiunto sarà quello di aver garantito incentivi pubblici agli operatori delle rinnovabili.
Le pubblicazioni di questi giorni delle semestrali dei grandi operatori “green” (solo Terna+Enel+Eni hanno messo a segno un utile semestrale totale di 7,6 mld €!!) confermano che il mercato è governato dai produttori di energia e che il progetto di costruzione di un mercato interno delle energie rinnovabili sia fallito. Confermano soprattutto che il problema non è nel prezzo, ma esclusivamente legato ai problemi del permitting, che non potrà essere certo superato da un decreto Ferx generoso, come invece hanno chiesto a gran voce gli operatori nelle ultime settimane.
L’Italia è infatti un Paese a scarsa vocazione di produzione di energia rinnovabile, per cause naturali, sociali e politiche che difficilmente potranno essere risolte in tempo utile ad evitare che l’obbligato percorso di decarbonizzazione impostato a Bruxelles diventi insopportabile per le imprese italiane.
Intanto la produzione industriale italiana nel 2023 e nel 2024 arretra e segna il passo, continuando a pagare l’elettricità, anche quella rinnovabile, e il gas, più dei concorrenti europei. Un gap competitivo, che – ieri come oggi – contrasta in maniera evidente con i risultati dei grandi produttori di energia italiani! E costituisce una sorta di “tassa sulla competitività” sulle categorie manifatturiere energivore del Paese.
Non è un caso che l’altro grande Paese europeo basato su un’economia manifatturiera, la Germania, abbia approvato la rivoluzione del proprio modello di mercato energetico dirottando attenzione e risorse verso lo sviluppo di accordi internazionali per l’accesso ad energia rinnovabile e idrogeno verde. Il tutto nella piena garanzia che le imprese della manifattura saranno protette dai costi che ne deriveranno.
Curioso, tra l’altro, che i contratti di approvvigionamento dell’idrogeno verde riguardino i paesi del Nord Africa, l’ultimo è l’Egitto, i cui transiti avverranno proprio attraverso le pipeline italiane che sono state, e sono tuttora, pagate dagli industriali gasivori italiani.
Il Tavolo della Domanda chiede al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di convocare un incontro con i Rappresentanti delle categorie manifatturiere energivore, con l’obiettivo di attivare un percorso di confronto per la definizione di strumenti applicativi del Piano Mattei che comprendano accordi di cooperazione con operatori di altri Paesi.