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Ci siamo arrivati. Il Sole 24 Ore negli ultimi giorni ha annunciato lo sciopero del settore delle fonti rinnovabili, circa 120.000 addetti.

E’ incredibile come questa vicenda sia riuscita a mobilitare coscienze, organizzazioni, sindacati e lo stesso Commissario Europeo che chiede certezza all’Italia.

Continua il dibattito sui media e l’auspicio è che non venga dimenticato che l’obiettivo di ogni incentivo è quello di colmare quel gap che rende una nuova tecnologia non competitiva sul mercato… e non creare nuove rendite.

C’è questo rischio, c’è questo pericolo? Vedere distese di pannelli su terreni agricoli (tra vent’anni saranno fertili?), constatare che anche il gestore della Rete investe in solare, non fa venire certo dei dubbi in proposito, ma ci spinge a vedere quel che fanno i nostri vicini.

E, infatti, Germania, Francia e Spagna etc., hanno rivisto la politica degli incentivi anche in maniera radicale, addirittura con effetti retroattivi. Si potrà dire che sono Paesi più avanti di noi nelle politiche per le fonti rinnovabili. Gli ultimi dati non dicono questo: l’Italia nel solare ha recuperato ormai molte posizioni. Tra l’altro il dibattito sembra ignorare che i costi per gli incentivi alle fonti rinnovabili vengono pagati nella bolletta da ognuno di noi e non dalla fiscalità generale.

Va, poi, considerato che molti terreni, sempre per effetto degli incentivi, potrebbero essere riconvertiti a “colture energetiche” o che delle materie prime (ad esempio il legno) potrebbero essere usati per produrre energia. Insomma la “sostenibilità” dovrebbe essere assicurata sotto tutti i profili. Diversamente si andrebbe a minare la competitività del sistema Paese per il quale i costi dell’energia e quelli delle materie prime sono sempre in costante tensione.

Certo gli obiettivi da raggiungere sono importanti e rilevanti, riguardano il futuro di noi tutti.

Peccato che la Commissione e le coscienze non si mobilitino anche per gli obiettivi di riciclaggio del 50% che entro il 2020 dovremmo raggiungere come sistema Italia…Viene il sospetto che la ragione sia legata al fatto che non sono previsti incentivi da chiedere, ma “soltanto” una politica industriale da formulare, un modello da mettere a punto.

La questione rinnovabili ci offre l’occasione di svolgere qualche riflessione di più ampio respiro sul tema dei rifiuti e delle opportunità che essi ancora ci offrono sotto il profilo energetico. Infatti, si parla e si scrive molto di fonti rinnovabili, ma si scrive sempre di meno dei rifiuti speciali che vanno (ancora) in discarica.

Basti un piccolissimo esempio: 400.000 tonnellate di rifiuti con biomassa derivanti dal riciclaggio della carta, corrispondono a 720.000 barili di petrolio (lo 0,05% del fabbisogno nazionale) e sono una fonte aggiuntiva di energia senza che ciò crei alcun rischio di distorsione nel mercato delle materie prime. Insomma, abbiamo dell’energia pronta in casa.

Una buona occasione per fare politica industriale in materia energetica (e un piccolo passo verso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento in senso geopolitico). Senza dimenticare che nel caso specifico si rafforzerebbe anche il riciclaggio (che, a sua volta, contribuisce a diminuire il conferimento in discarica), senza pagare incentivi e temere impatti sul mercato delle biomasse, che sono anche materie prime per l’industria e derrate alimentari.

Il DLgs n. 205/2010 di recepimento della Direttiva Rifiuti n. 98/2008 offre un paio di utili strumenti.

Infatti secondo il D.Lgs n. 205 ai rifiuti generati nell’ambito del riciclaggio e del recupero deve essere assegnata la priorità sia in materia di smaltimento che di piani regionali (rispettivamente articolo 8, nuovo articolo 182 e articolo 19, nuovo articolo 199).

L'art. 199, comma 3 lett g) prevede, infatti, che il piano regionale riguardi il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di trasparenza, efficacia, efficienza, economicità e autosufficienza della gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all'interno di ciascuno degli ambiti territoriali ottimali di cui all'art. 200, nonché ad assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione al fine di favorire la riduzione della movimentazione di rifiuti. In particolare lo stesso Piano deve, inoltre, prevedere le iniziative volte a favorire, il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dai rifiuti di materiale ed energia, ivi incluso il recupero e lo smaltimento dei rifiuti che ne derivino (art. 199, comma 3 lett m).

A cura del DG Assocarta Massimo Medugno

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