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27 dicembre 2017- "In Italia il principale ostacolo al riciclo, oltre che all'aumento della capacità del riciclo stesso, è la difficoltà di gestione degli scarti di riciclo per l'impossibilità di chiudere il ciclo all'interno dei siti industriali e per le carenze impiantistiche del Paese". Così commenta Massimo Medugno DG Assocarta le notizie di accordi tra Regioni per la gestione dei rifiuti solidi urbani del Lazio e aggiunge "Assicurare il recupero gli scarti del riciclo della carta significa ridurre da 1 a 15 in quantità i rifiuti: infatti a fronte del riciclo di 5 milioni di carta da riciclare in Italia lo scarto di riciclo caratteristico è pari a 3/400 mila tonnellate".

La carta da riciclare proveniente dalla raccolta urbana della carta, in Italia, costituisce il primo materiale in quantità (oltre 3 milioni di tonnellate nel 2015 su un totale di 6,3 milioni di tonnellate di carta raccolta) per l’industria cartaria con un tasso di riciclo dell'80 per cento nel settore dell'imballaggio. In Italia ogni minuto vengono riciclate 10 tonnellate di carta.

 

Da questo processo di riciclo si genera uno scarto, minimo rispetto al rifiuto evitato grazie al riciclo della carta e per il quale c'è solo un impianto di termovalorizzazione dedicato, mentre un secondo impianto non viene utilizzato in maniera costante.

Va considerato che sono stati annunciati nuovi investimenti nel settore tra cui quello del gruppo turco EREN a Bertonico in provincia di Lodi per 650 milioni di euro e 500.000 tonnellate di capacità produttiva, a partire da carta da riciclare, che si aggiungono alle riconversioni, in avanzata fase di realizzazione, dell’ex stabilimento Burgo, in provincia di Mantova (per altre 500.000 tonnellate) e di quello di Avezzano (altre 200.000 tonnellate), sempre a base di carta da riciclare. Si tratta di iniziative in grado di aumentare la circolarità del sistema Italia per quanto concerne i rifiuti cellulosici, in quanto a breve detti investimenti e riconversioni consentiranno di annullare in gran parte l'export di carta da riciclare pari ormai a 1,6 milioni di tonnellate all'anno. In presenza dei suddetti nuovi investimenti e riconversioni produttive, che andranno ad ampliare la capacità di riciclo cartario in Italia, la situazione può ulteriormente peggiorare.

Il paradosso è che tali investimenti e riconversioni sono in linea con gli obiettivi dell'economia circolare e di uno sviluppo sostenibile in Italia nel rispetto della strategia comunitaria.

Per questo i senatori Scalia,Favero,Amati,DiBiagi,DallaTor,Moscardelli,Esposito,Fabbri,Laniece, Lucherini,Orellana,Spilabotte,Pezzopane,Mastrangeli,Borioli,DallaZuanna,Pagliari hanno presentato ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico una interrogazione parlamentare urgente per trovare una soluzione al recupero energetico dei rifiuti del processo di riciclo a cui si è aggiunta quella dell'onorevole Borghi della Camera dei Deputati.

Le suddette saranno entrambi vittime della conclusione della legislatura e destinate a rimanere senza risposta" commenta ancora Massimo Medugno "rimane però la questione ineludibile e cioè che, in assenza di qualsiasi azione, il rischio, sempre più concreto è che si blocchi la produzione quindi il riciclo della carta e conseguentemente la raccolta differenziata della carta su suolo pubblico e privato - per una quantità stimabile tra i 3 milioni e i 6,3 milioni di tonnellate. Ci vogliono politiche in grado di incrementare il recupero degli scarti del riciclo della carta per rafforzare le politiche di economia circolare nel rispetto delle best available technique (BAT) comunitarie di settore ed evitare contraccolpi sulle attività industriali di riciclo della carta".

E conclude "E' necessaria una «cabina di regia» a livello nazionale, con la partecipazione delle regioni e della Regione Emilia Romagna, che presiede la Conferenza Stato Regioni, affinché possano essere individuate delle soluzioni transitorie con l’ottimale utilizzo degli impianti già in esercizio, nella prospettiva della messa a punto di ulteriori tecnologie per il recupero degli scarti del riciclo e di impianti adeguati sotto il profilo della scala industriale".

Senza dimenticare che già oggi, secondo il Codice dell’Ambiente, i piani regionali sui rifiuti devono prevedere le iniziative volte a favorire il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dai rifiuti di materiale ed energia, ivi incluso il recupero e lo smaltimento dei rifiuti che ne derivino.

 

INTERROGAZIONI PARLAMENTARI:

SCALIAFAVEROAMATIDI BIAGIOFRAVEZZIDALLA TORMOSCARDELLIStefano ESPOSITOFABBRILANIECELUCHERINIORELLANASPILABOTTEPEZZOPANEMASTRANGELIBORIOLIDALLA ZUANNAPAGLIARI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico - Premesso che a quanto risulta agli interroganti:

con 7 miliardi di fatturato l'industria cartaria è parte di una filiera che solo in Italia "vale" 31 miliardi di euro, con 200.000 addetti e 680.000 nell'indotto;

la carta è il prodotto più riciclato in Europa;

dalla raccolta urbana della carta in Italia deriva il primo materiale in quantità (oltre 3 milioni di tonnellate nel 2015 su un totale di 6,3 milioni di tonnellate di carta raccolta) con un tasso di riciclo dell'80 per cento nel settore dell'imballaggio;

in Italia, ogni minuto, vengono riciclate 10 tonnellate di carta e in questi giorni sono state annunciati nuovi investimenti tra cui quello del gruppo turco EREN a Bertonico in provincia di Lodi per 650 milioni di euro e 500.000 tonnellate di capacità produttiva, a partire da carta da macero, che si aggiungono alle riconversioni, in avanzata fase di realizzazione, dello stabilimento Burgo, in provincia di Mantova (per altre 500.000 tonnellate) e di quello di Avezzano (altre 200.000 tonnellate), sempre a base di carta da macero;

si tratta di iniziative in grado di aumentare la circolarità del sistema Italia per quanto concerne i rifiuti cellulosici, in quanto a breve detti investimenti e riconversioni consentiranno di ridurre l'export di carta da macero pari ormai a 1,6 milioni di tonnellate all'anno;

dal processo di riciclo, in particolare, si genera uno scarto, comunque minimo rispetto al rifiuto evitato grazie al riciclo della carta, il cui recupero energetico è una best available technique (BAT) a livello UE, a cui l'industria cartaria dei Paesi europei concorrenti all'Italia (ad esempio quella tedesca) fa ampiamente ricorso;

in Italia è ben nota la difficoltà di gestione di quegli scarti che, pur ricchi di energia, continuano a finire nelle discariche, ormai sempre meno;

in Italia uno dei principali ostacoli al riciclo, oltre all'aumento della capacità dello stesso, è proprio la difficoltà di gestione degli scarti di riciclo e ciò per i seguenti motivi: impossibilità da parte delle imprese italiane di installare questo tipo di impianti all'interno dei propri siti produttivi e mancanza all'esterno dei siti produttivi di infrastrutture sufficienti per recuperare energeticamente le quantità di scarto di pulper generate dall'industria del riciclo;

ciò costituisce un evidente limite alla "circolarità" ed è un enorme spreco di risorse e di energia, che le altre industrie cartarie europee non fanno;

per recuperare 300.000 tonnellate di scarti di riciclo (nulla di fronte ai circa 5 milioni di tonnellate di carta riciclata ogni anno) c'è solo un impianto di termovalorizzazione dedicato, mentre un secondo impianto non viene utilizzato in maniera costante;

le capacità di recupero energetico disponibili vengono utilizzate per recuperare quasi esclusivamente rifiuti urbani, il che determina una situazione semplicemente inadeguata allo stato attuale, ma che rischia di peggiorare in presenza dei suddetti nuovi investimenti e riconversioni produttive, che prossimamente andranno ad ampliare la capacità di riciclo in Italia;

tali investimenti e riconversioni sono in linea con gli obiettivi dell'economia circolare e con l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile in Italia;

i concorrenti europei hanno invece impianti a piè di fabbrica, oppure utilizzano impianti di termovalorizzazione o altri impianti industriali (cementifici);

nel rispetto dei principi della gerarchia comunitaria, recuperare energia dagli scarti del riciclo, consente di: contribuire alla decarbonizzazione; ridurre lo svantaggio competitivo oggi esistente tra l'industria nazionale e i suoi competitori nella UE; dare piena attuazione ai principi dell'economia circolare;

il Codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006) all'art. 199, comma 3, prevede, tra i contenuti previsti nei piani regionali di gestione dei rifiuti: "il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani (...), nonché ad assicurare lo smaltimento e il recupero dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione al fine di favorire la riduzione della movimentazione di rifiuti; (…) le iniziative volte a favorire il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dai rifiuti di materiale ed energia, ivi incluso il recupero e lo smaltimento dei rifiuti che ne derivino";

si tratta di norme previste a livello di legislazione nazionale, ma che devono essere attuate a livello regionale;

in questa direzione un'azione di coordinamento del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare e del Ministero dello sviluppo economico con la Conferenza Stato-Regioni potrebbe stimolare una maggiore attività sul tema del recupero degli scarti del riciclo, proprio per rafforzare le politiche di economia circolare;

in assenza di qualsiasi azione, il rischio, sempre più vicino è che si blocchi la produzione, quindi il riciclo della carta e conseguentemente la raccolta differenziata della carta su suolo pubblico (e su quello privato), per una quantità dai 3 milioni ai 6,3 milioni di tonnellate;

l'assenza di qualsiasi azione potrebbe rimettere in discussione gli investimenti e le riconversioni già avviate, con dannosi effetti allo sviluppo sostenibile,

si chiede di sapere:

quali attività siano state poste in essere per incrementare il recupero energetico degli scarti del riciclo della carta proprio per rafforzare le politiche di economia circolare in accordo con le best available techniques comunitarie;

quale sia il grado di consapevolezza del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare e del Ministero dello sviluppo economico rispetto alla conclamata situazione di carenza di impianti di recupero energetico per gli scarti di riciclo della carta e di come la stessa possa impattare sugli obiettivi ambientali di riciclo del Paese in relazione gli impegni comunitari già assunti dall'Italia, oltre che con l'obiettivo più generale di rilanciare gli investimenti nell'industria.

(3-04149)

 BORGHI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'industria cartaria con 7 miliardi di euro fatturato è parte di una filiera che solo in Italia «vale» 31 miliardi di euro, con 200.000 addetti e 680.000 nell'indotto. La carta è il prodotto più riciclato in Europa. Dalla raccolta urbana della carta in Italia deriva il primo materiale in quantità con un tasso di riciclo dell'80 per cento nel settore dell'imballaggio;

   in questi giorni sono state annunciati nuovi investimenti tra cui quello del gruppo turco Eren a Bertonico in provincia di Lodi per 650 milioni di euro e 500 mila tonnellate di capacità produttiva, a partire da carta da macero, che si aggiungono alle riconversioni, in avanzata fase di realizzazione, dello stabilimento Burgo in provincia di Mantova per altre 500.000 tonnellate e di quello di Avezzano per altre 200.000 tonnellate, sempre a base di carta da macero;

   dal processo di riciclo, in particolare, si genera uno scarto, comunque minimo rispetto al rifiuto evitato grazie al riciclo della carta, il cui recupero energetico è una best available technique(BAT) a livello di Unione europea a cui l'industria cartaria dei paesi europei concorrenti all'Italia fa ampiamente ricorso. Tale scarto non è pericoloso, è classificato con il codice CER 030307 ed è comunemente noto come scarto di pulper;

   in Italia è ben nota la difficoltà di gestione di quegli scarti che, pur ricchi di energia, continuano a finire nelle discariche, che sono sempre meno e in alcune regioni con capacità residua limitata da «fattori di pressione» adottati in sede di programmazione;

   tale scarto è composto da fibre non riciclabili, plastiche, legno, piccole parti in metallo, cioè materiali non utilizzabili dal processo di riciclo cartario e quindi del tutto assimilabili al rifiuti solidi urbani;

   in Italia uno dei principali ostacoli al riciclo, oltre che all'aumento della capacità di riciclo, è proprio la difficoltà di gestione degli scarti di riciclo per i seguenti motivi: l'impossibilità da parte imprese italiane di installare questo tipo di impianti all'interno dei propri siti produttivi e la mancanza, all'esterno dei siti produttivi, di infrastrutture sufficienti per recuperare energeticamente le quantità di scarto di pulper generate dall'industria del riciclo;

   ciò è un evidente limite alla «circolarità» ed è un enorme spreco di risorse e di energia che le altre industrie cartarie europee non fanno;

   in assenza di qualsiasi azione, il rischio, sempre più concreto è che si blocchi la produzione quindi il riciclo della carta e conseguentemente la raccolta differenziata della carta su suolo pubblico e privato - per una quantità stimabile tra i 3 milioni e i 6,3 milioni di tonnellate;

   l'assenza di qualsiasi azione potrebbe rimettere in discussione gli investimenti e le riconversioni già avviate, con dannosi effetti allo sviluppo sostenibile –:

   quali iniziative di competenza intendano porre in essere i Ministri interrogati per incrementare il recupero, prioritariamente materico e successivamente anche energetico, degli scarti del riciclo della carta proprio per rafforzare le politiche di economia circolare nel rispetto delle best available technique comunitarie di settore ed evitare contraccolpi sulle attività industriali di riciclo della carta;

   se tali iniziative non possano essere messe a punto in una «cabina di regia» a livello nazionale, con la partecipazione delle regioni, affinché possano essere individuate delle soluzioni transitorie, anche relative all'ottimale utilizzo degli impianti già in esercizio, nella prospettiva della messa a punto di ulteriori tecnologie per il recupero degli scarti del riciclo e di impianti adeguati sotto il profilo della scala industriale. 

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